mercoledì 1 ottobre 2008

IN RICORDO DI PADRE GINO CONCETTI, FRATE MINORE : La verità sulla morale con il saio di san Francesco / di Raffaele Alessandrini


Il Signore ha chiamato alla sua presenza, oggi 29 settembre 2008, festa di S. Michele Arcangelo, il nostro caro P. Gino Concetti, OFM.
Padre Gino, la cui presenza ricordiamo con amore e tenerezza, era nato a Grottammare (AP) l'11 ottobre 1926 e realizzato la prima professione nella Provincia Francescana del Sacro Cuore della Beata Vergine Maria a Genova il 23 ottobre 1952. Avendo professato solennemente il 22 settembre 1953, fu ordinato presbitero il 24 settembre 1953. Dottore in Teologia e in Scienze Sociali, ha lavorato per diversi anni come redattore presso L'Osservatore Romano. Diverse sono state le sue pubblicazioni.



I suoi funerali si svolgeranno domani 30 settembre a Grottamare (AP).
 


LA VERITA' SULLA MORALE CON IL SAIO DI SAN FRANCESCO
di Raffaele Alessandrini


Nella notte tra il 28 e il 29 settembre è morto a Grottammare (Ascoli Piceno) padre Gino Concetti per lunghi anni redattore de L'Osservatore Romano. I funerali si terranno nella chiesa dell'Oasi di Santa Maria dei Monti a Grottammare martedì 30 settembre, alle ore 15.
Con un moto istintivo di strana incredulità abbiamo appreso la notizia della morte del nostro caro padre Gino Concetti, avvenuta nella notte della festa dei santi arcangeli. Aveva lasciato materialmente il giornale oltre un anno fa - stava male, aveva dovuto subire un delicato intervento - eppure qui, tutti avevamo la netta sensazione che egli fosse sempre presente tra noi, benché purtroppo non abbia potuto più nemmeno collaborare con suggerimenti e articoli. Nessuno si sarebbe stupito se da un momento all'altro avessimo visto padre Gino camminare pensieroso per i corridoi, gli occhiali sul naso, con un articolo stretto fra le mani - rigorosamente scritto a macchina e sovraccarico di pentimenti e di correzioni a penna. Una sensazione che la dice lunga sul servizio pluridecennale prestato a L'Osservatore Romano. Un servizio qualificato, operoso, discretissimo. In certe occasioni, determinante. Padre Concetti è stato proprio un'istituzione.  Parlava poco, a voce bassa e, specie a chi poco lo conoscesse, poteva dare la sensazione di estraniarsi nelle discussioni sulle materie correnti. Era un tratto inconfondibile del carattere: umile e schivo come solo un frate minore può essere. Se però lo si invitava a dire la sua padre Gino non deludeva mai. Sobrio ed esauriente, si esprimeva con un piglio lucido e sereno che talvolta sorprendeva l'interlocutore.

Igino Concetti - tale era il suo nome al secolo - era nato nella Marca picena a Grottammare l'11 ottobre 1926. Compiuti gli studi classici si era iscritto all'Istituto Teologico Francescano, frequentando il corso istituzionale ed entrato nell'ordine dei frati minori emise la professione religiosa solenne il 22 agosto 1953 nella provincia religiosa del Sacro Cuore della Beata Vergine Maria di Genova. Il 24 settembre di quello stesso anno fu ordinato sacerdote. In seguito si iscrisse alla Facoltà Teologica del Pontificio Ateneo (Università) Antonianum di Roma conseguendo il dottorato di teologia morale nel 1957. Ottenne poi, nel 1959, il dottorato in Scienze Sociali alla Pontificia Università San Tommaso d'Aquino di Roma. Docente di teologia pastorale, morale, sociale e politica all'Antonianum dal 1964 al 1977 Gino Concetti iniziò a collaborare a L'Osservatore Romano sin dal 1960 divenendone in seguito redattore dal 1969 - ma di fatto dall'anno precedente: a partire dai giorni successivi alla pubblicazione dell'enciclica Humanae vitae di Paolo vi, come egli amava ricordare - e fino al 1996. Raggiunta l'età della pensione, su richiesta dei diretti superiori, proseguì l'attività con uno speciale contratto di collaborazione stabile partecipando al contempo a numerose trasmissioni radiotelevisive italiane e internazionali. Padre Concetti ha scritto moltissimo su svariate materie, ma era soprattutto un esperto di morale. Sulle nostre pagine ha difeso strenuamente la verità sulla famiglia, sul matrimonio, sulla vita, sulle manipolazioni genetiche. Negli anni della direzione di Raimondo Manzini per questo suo impegno subì anche un processo presso il Tribunale di Roma dal quale sarebbe stato prosciolto da ogni addebito di reato. Un suo grandissimo merito è stato di aver reso con limpida e sicura visione materie tanto complesse e delicate in termini accessibili a chiunque.

Se questo fu il giornalista, si possono solo accennare alcuni tratti del sacerdote e del religioso, sempre pronto e disponibile nei confronti dei bisognosi, dei poveri e delle famiglie in difficoltà. Certo sono tanti quelli che hanno beneficiato dell'aiuto materiale e spirituale di padre Gino, ma poco ne sappiamo: uomo di preghiera, quanto attivo e pratico nelle emergenze, era altrettanto riservato sul bene fatto. Francescano fino in fondo al cuore - e quindi sempre in spirito di leale obbedienza ai superiori - non temeva di battersi con umile coraggio in difesa dei più deboli. Non sprecava parole e non faceva complimenti inutili; ma era ruvido ed essenziale, secondo un contegno proprio della antica cultura contadina picena: sobria nelle forme quanto attenta alla sostanza delle cose. Il viso, di solito serio e assorto, si apriva al sorriso accogliente al visitatore, soprattutto in presenza dei bambini.  Un giorno - era il cinquantesimo della sua ordinazione sacerdotale - rivelò ai colleghi: Ogni mattina celebro la santa messa alle 7 e vi vedo tutti in un fulgore di luce. Vedo i vostri volti, ascolto i vostri desideri e li presento al Signore. Ci sembra oggi di risentire il battere incessante e ritmato della sua macchina da scrivere mentre mentalmente ritorniamo ancora a bussare alla sua porta per chiedergli un aiuto o un consiglio. E vorremmo sentirci accogliere come una volta, mentre il ticchettio prosegue, per qualche istante, fino al punto.
(©L'Osservatore Romano - 29-30 settembre 2008)