mercoledì 18 novembre 2009

PONTE MAMMOLO PRESEPE DEI POVERI Giuseppina quel Natale del 2026 ...


 IL NATALE DI GIUSEPPINA

Roma, 15 novembre 2015 - Domemica scorsa la figura di Giuseppina Berettoni è stata ricordata durante il Ritiro d'Avvento della Fraternità di Ponte Mammolo dell'OFS presso la Basilica-Santuario di S.Antonio, e sede del Centro. A dire il vero, alcuni già conoscevano Giuseppina, ma non la commovente storia che la vide protagonista proprio a Ponte Mammolo nell'ultimo Natale di questa  sua vita, pochi giorni prima del suo  dies natalis alla vita eterna.

Nell’ottobre 1926, pochi mesi prima della morte, Giuseppina fu trasferita dall'Asilo della Magliana a quello di Ponte Mammolo, altra borgata che in quegli anni stava sorgendo nella desolazione dell’Agro Romano. Ai tempi, la Chiesa più prossima era a circa quattro chilometri, sicché la maggior parte di quegli abitanti non aveva la possibilità, nemmeno nei giorni festivi, di ascoltare la S. Messa. Giuseppina propose di raccogliere offerte per la costruzione di una cappella. Intanto, apprestandosi il Natale volle procurare che almeno in quella festività, tanto cara al cuore del cristiano, il popolo della borgata avesse la gioia di assistere alla celebrazione d'una Santa Messa. Ottenuto dall'autorità ecclesiastica il permesso di far celebrare la Messa in un'aula della scuola, andò alla ricerca di tutto l'occorrente per il Sacro Rito e per il Presepio, camminando per chilometri portando tutto sulla testa - come usano le contadine - senza darsi pensiero per l'estenuante fatica. La cattedra della scuola divenne l'altare, e nel giorno benedetto numerosi abitanti della borgata poterono assistere alla S. Messa celebrata dal parroco di zona. Rientrò a casa stanca morta, ma felice di aver fatto “nascere Gesù in quella Borgata”.
 (Marco Stocchi)

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Il quartiere di Ponte Mammolo non è più estrema periferia ma fa parte della fascia intermedia della città, fortemente urbanizzata, ma che ancora oggi vede presenti  spazi  non edificati, specialmente lungo il corso dell'Aniene, dove sono sorti agglomerati di povere baracche, dei veri e propri "quartieri invisibili" dei nuovi poveri.  Lì operano tanti "volontari" di oggi, come quelli della Comunità Sant'Egidio.