martedì 1 aprile 2014

"PREGHIERA E DIGIUNO IN TEMPO DI QUARESIMA" - La lotta contro le tentazioni di Giuseppina Berettoni



Preghiera, elemosina, digiuno ed opere di carità sono le pratiche quaresimali tradizionali che la Chiesa ci esorta a praticare per disporci degnamente alla celebrazione del mistero pasquale.
È tempo di Quaresima, è tempo di penitenza, quindi, di forte impegno di preghiera per fare una intensa esperienza dell’amore di Dio.
Tutta la liturgia di questo periodo è un invito pressante alla conversione, alla richiesta di perdono e di aiuto divino, perché purificati possiamo aprire lo spirito alla potenza della grazia ed incamminarci verso la Pasqua.

PREGHIERA E DIGIUNO IN TEMPO DI QUARESIMA

Benedetto XVI, nel suo Messaggio per la Quaresima del 2009, indirizzato a tutti i fedeli cristiani, ha proposto una riflessione sul tema del digiuno invitandoci a scoprirne il senso ed il valore come arma spirituale. Ha ricordato come tale pratica, “molto cara alla tradizione biblica e cristiana”, ha avuto una grande risonanza nell’antichità, mentre “ai nostri giorni pare aver perso un po’ della sua valenza spirituale”.
  • La Sacra Scrittura e la tradizione cristiana indicano nel digiuno la via per evitare il peccato e le tentazioni che ad esso inducono. Infatti, digiuno, elemosina e preghiera appartengono da sempre all’esperienza penitenziale del popolo di Dio e trovano il modello per eccellenza nell’esempio e nella parola di Gesù che, dopo aver digiunato nel deserto per quaranta giorni e quaranta notti, si preparò alla sua missione pubblica.
  • Nell’Antico Testamento abbiamo le testimonianze di Mosè, Elia, Esdra ed altri profeti che si prepararono all’incontro con il Signore pregando e digiunando.
  • Nel Nuovo Testamento è Gesù stesso che, riferendosi all’atteggiamento dei farisei, che si dichiaravano osservanti delle prescrizioni imposte dalla legge sull’astensione dal cibo ma erano duri di cuore, ci insegna che il vero digiuno è compiere la volontà del Padre celeste, che “vede nel segreto”.
  • Anche negli Atti degli Apostoli, leggiamo che la prima comunità cristiana molto spesso osservò la pratica del digiuno. E molti santi in ogni epoca, oltre che praticato l’hanno raccomandato perché hanno ritenuto il digiuno l’anima della preghiera.
Ed in ciò la nostra Giuseppina concorda all’unisono. Infatti, mortificazioni, digiuno e preghiera erano le sue occupazioni privilegiate durante tutto il periodo quaresimale. La sua spiritualità solida e semplice, sorretta da una profonda vita di preghiera ed alimentata da una costante fedeltà ai sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia l’avevano temprata alla pratica del digiuno e alle mortificazioni corporali e spirituali che si imponeva anche quando le sue deboli forze la costringevano all’impotenza.

Nel periodo di carnevale Giuseppina, autorizzata dal Padre Blat, suo direttore spirituale, organizzava le sue veglie, ovvero trascorreva l’intera notte in preghiera, a volte, anche, “lottando contro la mia natura che avrebbe voluto soccombere al tedio e al sonno”. Così Guseppina Berettoni scriveva all’amica Nora Massa per dimostrare che non sempre era facile trascorrere la veglia in fervorose preghiere; talvolta bisognava tenere a bada la propria debolezza per non cedere alle tentazioni.

Gesù disse agli Apostoli:
"Vegliate e pregate per non cadere in tentazione"

Giambattista Conti, 1933

Per quanto riguarda il digiuno quaresimale non era limitato soltanto ai giorni forti, ma aveva ricevuto dal Padre Blat l’autorizzazione a digiunare a pane e acqua anche nei giorni di sabato. La nostra Giuseppina il 6 aprile 1916 scriveva così al suo Padre spirituale:

“Al digiuno quaresimale ancora resisto e mi sento più forte di prima…la mortificazione mi è tanto di conforto…mi fa sentire il dolore dei miei peccati”. Spesso si esaminava sul suo stile penitenziale: “oltrecchè osservare strettamente i digiuni prescritti dalla Chiesa e dalla regola, faccio delle penitenze e mortificazioni, tante quante la mia salute e i miei superiori me lo permettono?”.

Questo era lo spirito con il quale la nostra Serva di Dio viveva la Quaresima, tutta protesa verso la Pasqua.
Non è da trascurare l’aspetto caritativo di Giuseppina che a volte si privò anche del necessario per donarlo a chi ne aveva urgente bisogno e si prodigò con grande dedizione per alleviare le sofferenze soccorrendo gli indigenti, i malati e i moribondi di ogni condizione sociale. Così, mediante il dono di sé nell’esercizio della carità fraterna ed animata dall’intensa preghiera, ha vissuto l’insegnamento della Chiesa in pienezza.

Noi suoi ammiratori, dobbiamo far tesoro dei suoi numerosi esempi, cerchiamo di scoprire e riaffermare la necessità del digiuno, in un momento in cui la rapida trasformazione delle condizioni sociali e culturali ne ha offuscato e travisato il significato.Incamminiamoci, dunque, verso la Pasqua intensificando l’impegno di preghiera, scoprendo l’autentico valore del digiuno ed esercitandoci nelle opere di carità fraterna.
Letizia Li Donni