In occasione dell'incontro nazionale del Ce.Mi.OFS (Centro Missionario dell'Ordine Francescano Secolare) si è voluto far conoscere Giuseppina "missionaria della carità" ovunque in quel momento si trovasse, operando fin nelle più lontane periferie di una Roma che stava diventando una città moderna.
E' stato distribuito il pieghevole preparato a suo tempo da Padre Coradazzi con la vita e aspetti della spiritualità della Berettoni e un numero del nostro Bollettino con il testo che segue della prof. Letizia Li Donni.
Giuseppina,
un'apostola dalla fede tenace
e dalla carità operosa
Gesù ci parla dell’amore per il prossimo come il comandamento supremo, come segno inconfondibile per essere suoi discepoli: "Ama il prossimo tuo come te stesso" (Lc 10,27), "Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati" (Gv 15,12).
San Giovanni, 1'apostolo prediletto, nella sua lettera alle prime comunità cristiane, raccomanda di amare concretamente ed esorta a non amare "a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità" (1Gv 3,18).
La medesima esortazione rivolge san Giacomo: "Siate di quelli che mettono in pratica la parola, non solo ascoltatori, illudendo voi stessi" (Gc 1,22).
San Paolo continuamente nelle sue lettere ci invita all’esercizio della carità fraterna e nella prima lettera ai Corinzi ci ha lasciato il celebre inno alla carità (13,1-13).
San Giovanni, 1'apostolo prediletto, nella sua lettera alle prime comunità cristiane, raccomanda di amare concretamente ed esorta a non amare "a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità" (1Gv 3,18).
La medesima esortazione rivolge san Giacomo: "Siate di quelli che mettono in pratica la parola, non solo ascoltatori, illudendo voi stessi" (Gc 1,22).
San Paolo continuamente nelle sue lettere ci invita all’esercizio della carità fraterna e nella prima lettera ai Corinzi ci ha lasciato il celebre inno alla carità (13,1-13).
Instancabile nelle Opere di misericordia
corporali e spirituali
La carità è un dono di Dio e si concretizza nelle opere di misericordia corporali e spirituali. Ed in esse la nostra Giuseppina si è impegnata fino all'ultimo giorno della sua vita terrena. Si è fatta samaritana ponendosi nel giusto modo di fronte al bisogno dell'altro facendosene carico.
È stata veramente "un'apostola dalla fede tenace e dalla carità operosa ": ha testimoniato la sua fede ed il suo amore al prossimo con grande spirito di sacrificio non risparmiandosi mai, soprattutto dinanzi a quelle situazioni di estremo disagio sia spirituale che materiale.
All’origine di tutto questo c'era il suo grande desiderio di testimoniare Cristo e il suo Vangelo con slancio ininterrotto, sì da infiammare dell'amore di Dio i cuori di tutti gli uomini. Era certa che l'amore di Gesù può trasformare il mondo e realizzare quella fraternità universale necessaria perché regni la pace nel mondo.
L'esempio di Gesù Crocifisso, impresso nel suo cuore e nella sua mente, le dava la spinta, la forza per affrontare con generosità le difficili vicende della vita che le si presentavano ogni giorno. Sono tanti gli episodi che si possono ricordare per testimoniare con quale dedizione compiva le sue opere di misericordia.
Il Voto di non negare niente
se chiesto in nome di Gesù e Maria.
Consolare gli afflitti, visitare gli infermi, vestire gli ignudi, dar da mangiare agli affamati, consigliare i dubbiosi, ammonire i peccatori, sopportare pazientemente le persone moleste, perdonare le offese, pregare per i vivi e per i morti: sono state opere che Giuseppina ha compiuto con umiltà, semplicità e tanto amore perché l'aspirazione di aiutare il prossimo, oltre ad avvertirla come un dovere inderogabile, era un impulso interiore che la portava ad agire in nome di Gesù.
Infatti, il fervore, che metteva nel compimento di queste opere, trovava la sua origine nel voto «di non negare niente di quanto le fosse chiesto in nome di Gesù e della Vergine". Aveva appena dieci anni quando, con piena consapevolezza, lo emise.
È difficile perdonare le offese ricevute, amare senza eccezione: Giuseppina ebbe molte occasioni in cui offrì il suo perdono fraterno. Sono note le sue vicende che, da giovanissima, la videro postulante o già novizia in più famiglie religiose che non seppero comprenderla, anzi la dimisero mettendo in dubbio la sua vocazione e, talvolta, accusandola ingiustamente di allucinazioni. Eppure Giuseppina, amareggiata e delusa, non venne mai meno alla sua vocazione di vincere con il bene il male, seguendo l'insegnamento dell'apostolo Paolo: "non rendete a nessuno male per male. La carità non là nessun male al prossimo" (Rm, 12,17).
Nella vita di Giuseppina vi furono diversi pellegrinaggi che la portarono
a visitare i santuri quali quello del Gesù Bambino di Praga in Arenzano,
la Santa Casa di Loreto e della Grotta di Lourdes (nella foto).
In pellegrinaggio a Lourdes,
con la sua "nemica"
Non è facile sopportare pazientemente le persone moleste, con cui ci si trova a vivere, tuttavia, la serva di Dio in più circostanze ebbe grande pazienza con le sorelle Maria e Teresa Borzelli, sempre pronte a bistrattarla quando la ebbero ospite e lavorante nel laboratorio di Via di Ripetta. Nei loro confronti usò soprattutto tolleranza e perdono per le tante offese ricevute.
Leggiamo nella prima biografia, scritta nel 1928 da Annetta Fattori, grande amica di Giuseppina, un episodio veramente edificante. Quando le due amiche insieme si recarono in pellegrinaggio a Lourdes, mentre viaggiavano in uno scompartimento di terza classe, Giuseppina vide attraversare lungo il corridoio della vettura Maria Borzelli, che non vedeva da tanti anni, e con tanta semplicità indicandola all’amica Annetta aggiunse: “Quella è la mia nemica poverina come è malridotta. Vogliamo farla entrare qui?”. Appena la vide ritornare si alzò per salutarla, la fermò e, saputo che il suo stato di salute era alquanto debilitato e che non si trovava a suo agio nello scompartimento dove era stata assegnata, la invitò a sistemarsi al suo posto e le cedette anche il suo cuscino da viaggio. Così la Borzelli poté riposare tutta la notte mentre Giuseppina fu lieta di aver trascorso una notte piuttosto disagiata ma di sollievo per la sua "nemica" e di aver avuto l'occasione di manifestare concretamente il suo perdono.
Nelle pagine del diario leggiamo di un'altra circostanza in cui la serva di Dio mise in atto l'esercizio del perdono: "la Borzelli Maria che mi fece tanto soffrire è in ospedale vado a visitarla". Che magnifica lezione di carità!
Giuseppina in calesse percorreva la Campagna Romana
per soccorrere gli indigenti colpiti dall'epidemia della Spagnola
Nella Campagna romana
durante la Febbre spagnola
Giuseppina scrivendo a Mons. Onorio Magnoni, il 21 marzo 1915, così si esprimeva: