mercoledì 20 gennaio 2010

MORTE PREZIOSA

Entrata posteriore della Basilica di S. Maria Maggiore che
Giuseppina fece la mattina del 17 gennaio 1927 giorno in cui morì
La mattina del 17 gennaio 1927, circa le ore 7, uscì per recarsi, secondo il suo solito, a S. Maria Maggiore. Portava una valigetta e l'ombrello, essendo cattivo tempo. Avendo salita la lunga scalinata dalla parte dell'abside della Basilica, entrò in chiesa molto affannata.
Andò ad inginocchiarsi vicino ad Annetta alla balaustra della Sacra culla, ove si celebrava una Messa. Poi, passando alla cappella del Sacramento, fece la sua Comunione. Annetta che l'aveva preceduta, compiute le sue devozioni, la salutò e partì per la scuola.
Poco dopo Giuseppina si recò in Sacrestia e, dopo aver venerato il battistero ove era stata battezzata, si presentò al Parroco Mons. Fulvio Antonelli per chiedergli a chi dovesse consegnare l'obolo raccolto per la S. Infanzia.
Questi, come ne ha riferito in una relazione scritta, conosceva solo di vista e di fama Giuseppina, ma prima di quel giorno non aveva avuto occasione di parlarle. Dopo che ebbe risposto alla sua domanda, colse l'occasione per parlarle di quanto lei aveva fatto per il bene della popolazione dell'Agro Romano, specie durante l'epidemia della Spagnola del 1918, opere ch'egli ben conosceva. Giuseppina rammentò anch'essa alcuni episodi e ringraziò il Signore di quanto aveva potuto fare: Lo diceva - scrive Mons. Antonelli - con animo pieno di santa gioia. - Ma - concludeva - sono malata di cuore, e questa mattina, se sapesse quanto soffro!.. Sia fatta la volontà del Signore! Io - continua Mons. Antonelli - le raccomandai di aversi riguardo per l'asilo di Ponte Mammolo.

Inginocchiatoio, davanti la Cappella Paolina, dove
Giuseppina Berettoni fu colta da malore.

Giuseppina dopo un atto di riverenza all'Altare della Confessione, andò a porsi nell'inginocchiatoio che sta davanti alla Cappella Paolina, per chiedere la benedizione alla Madonna ‘Salus Populi Romani’. Era da pochi minuti in preghiera, quand'ecco gridò: "Muoio, aiuto!".

Fu pronto ad accorrere il mansionario, sig. Tobia Ruffaldi, lì presso per le pulizie, il quale la sorresse e l'accompagnò al lato centrale della coppia di colonne a sinistra, dove altre signore la posero a sedere su una sedia.
Tobia corse ad avvisare il Parroco, il quale giunse sollecito e, vedendola, capì subito che si trattava di un attacco di cuore. Appena Giuseppina ebbe scorto Monsignore, gli chiese l'assoluzione; senonché quegli non supponendo una fine così prossima, le diede una semplice benedizione. Avvedutasene, Giuseppina gli disse: "Lei non mi ha dato l'assoluzione; mi dia, mi dia l'assoluzione!". Allora Monsignore le suggerì qualche pensiero d'amore e fiducia in Dio; e dopo che ella ebbe detto l'atto di contrizione, le diede l'assoluzione. Subito Giuseppina, col sorriso, alzando gli occhi al Cielo: "Signore - mormorò - quanto ti ringrazio! Ti offro la mia vita!".
Perdette i sensi, e di lì a poco rendeva la sua anima innocente e santa a Dio.
Aveva ben ragione di ringraziare il Signore; aveva infatti ottenuto quanto aveva desiderato: chiudere gli occhi per sempre in Chiesa dopo la Comunione.


Così nel Tempio della Madre di Dio, dinnanzi alla sua vetusta immagine ‘Salus Populi Romani’, ove aveva col Battesimo iniziato la sua vita di grazia, con la morte iniziava anche la corsa verso la vita di gloria. Alba e tramonto sotto lo sguardo materno di Maria.











testo: Fattori-Coradazzi, Vita e virtù di Giuseppina Berettoni, Centro Giuseppina Berettoni (stampato in proprio) edizione del 2008.