mercoledì 20 gennaio 2010

ULTIMI BAGLIORI

Nell’ottobre 1926, Giuseppina fu trasferita dall'Asilo della Magliana a quello di Ponte Mammolo, altra borgata dell'Agro Romano alquanto staccata, allora, dalla città.
Fu un periodo intenso che abbiamo raccontato nell'articolo "Il natale di Giuseppina" (clicca qui). E pur con la scuola a Ponte Mammolo, non abbandonò affatto le opere della Magliana, ove aveva lavorato per circa nove anni; continuò a coltivarle con grande solerzia. Fino alla fine.

In questo periodo estremo della sua attività, Giuseppina ha avuto il presentimento dell'approssimarsi alla sua fine?

col. Onofrio Meluzzi
cugino di Giuseppina
Foto d'epoca della tomba Meluzzi














   Era ancora in piena attività; non aveva ancora compiuto il 52° anno di sua vita. Eppure, possiamo affermare che ne ebbe desiderio e anteveggenza. Un giorno del giugno 1926, trovandosi al cimitero del Verano con suo cugino, il Colonnello Onofrio Meluzzi, gli chiese di essere seppellita nella sua tomba di famiglia, al lotto n. 2 del Pincetto Vecchio, dinanzi alla quale si trovavano in quel momento. Il cugino in tono faceto le rispose: - Volentieri, s'accomodi pure! Egli morì due mesi dopo, all'età di 57 anni; la promessa fu comunque mantenuta dalla sorella sig.ra Giulia Meluzzi ved. Damiani.
L'ultima volta che Giuseppina si recò dal P. Blat per la confessione, fu il 12 gennaio 1927. Dopo aver parlato del suo lavoro a Ponte Mammolo, volle avvertirlo che sentiva di morir presto. Il Padre non diede molta importanza a queste ultime parole della sua figliola, ritenendole piuttosto espressione di un suo desiderio di morire. Già nel 1920 dopo la morte della sua amica Suor Teresa Maria Bianchi, scriveva: "Io temo, Padre, temo di vivere perché temo di poter perdere da un momento all'altro la grazia di Dio. Non odio la vita, ma amo la morte; so ch'è un bene la prima e un bene maggiore la seconda. Invidio Teresa che ha già consumato il suo corso. Certo che la sua dipartita m'ha reso più amaro l'esilio... e più vivo il desiderio del Paradiso...".

Via Paolina che Giuseppina percorse il 17-1-1927, giorno
della sua morte, uscendo da una porta secondaria di
Palazzo Bulla (quello ad angolo sulla destra)
E circa un mese prima della morte, così narra Adelia Bulla nel cui palazzo Giuseppina aveva il suo modesto appartamento dal 1920, - un giorno, trovandosi con lei, dopo aver parlato di altre cose, esclamò: "Fra un mese in Paradiso!". Nel riferirlo la medesima signorina cercò di dare un'idea dell'atteggiamento di gioia con cui l'amica pronunciò tali parole, ripetendone i movimenti della persona e delle mani.

Il 7 gennaio 1927, Giuseppina scrisse alla sua amica Ines Siccardi, ricoverata nel sanatorio Umberto I, la seguente lettera: "Non ho risposto alla Sua lettera, né Le ho inviato uno scritto per le grandi solennità passate, perché mi ero proposta di passare molte ore in Sua compagnia. Ma il mio povero cuore mi ha fatto mandare a monte i miei propositi. Non vuol più lavorare il poltronaccio... è malato e durante questo ultimo mese dell'anno 1926 mi ha dato molto fastidio, e a farlo apposta specialmente nei giorni che avrei dovuto venire da Lei. Domenica anzi arrivai fino alla piazza S. Giovanni, ma dovetti retrocedere. Ho delle strette improvvise e frequenti... in una di quelle rimarrò.
Evviva Gesù!
Fra una stretta e l'altra spero venire a vederla, almeno per congedarmi da Lei e prendere bene l'appuntamento per il Paradiso. Mi aspetti, che ci andremo insieme... Vuole?
Col cuore Le sono stata e Le sarò sempre vicina..., e non potendo parlare con Lei di Gesù, ho parlato a Lui di Lei e ho offerto al Signore il sacrificio di non poterla vedere. A mezzo del mio buon Angelo Le invio un tenero abbraccio. Coraggio sorellina! Il sacrificio ci rende più simili a Gesù. Lasciamoci dunque martoriare da quanti mali, vorrà l'amor Suo inviarci e pronunciamo con gratitudine il fiat della completa nostra adesione alla Sua sempre adorabile volontà".

Via Paolina angolo via dei IV Cantoni
in alto: uscita secondaria di palazzo Bulla
in via Paolina 104
E in riferimento al luogo della sua morte, che Giuseppina prevedeva come prossima, così ci ricorda Nora Massa: "Un giorno scendevo con Giuseppina la scala secondaria che dal modesto appartamento - dove essa abitava in alto, in casa Bulla di Via Quattro Cantoni 19, negli ultimi anni della sua vita assieme alla Fattori - immette in Via Paolina, quando le dissi:
- Pensa, che difficoltà sarà, un giorno, se morrai qui, portar fuori la tua cassa! (La scala invero è molto angusta)
- Stai tranquilla, Noretta. - mi rispose - Questo fastidio non lo darò a nessuno.
- Vuoi dire che tu intendi andare a stare in un grande palazzo?
- In un grande palazzo non ci andrò - furono le parole di Giuseppina - ma non disturberò nessuno".

Giuseppina Berettoni con Nora Massa
e  Giacinta Janigro sulla scalinata
di Santa Maria Maggiore



E nella testimonianza di Giacinta Ianigro, che nella circostanza era insieme a loro, vi è anche questa affermazione: "Ho chiesto a Gesù di farmi morire in Chiesa dopo la Comunione".

In realtà Giuseppina negli ultimi tempi soffriva di debolezza cardiaca, che la costringeva ad alzarsi di notte per il malessere che l'opprimeva. Ma nonostante la sofferenza e le raccomandazioni del Direttore e dell’Annetta, il giorno 16 gennaio 1927, cioè la vigilia della sua morte, volle recarsi alla Magliana per zelare le opere di apostolato che vi aveva suscitato.Voleva morire sulla breccia.


Tornando a Roma, acquistò nel negozio della signorina Bianca Capponi un'immagine del S. Cuore, che fece benedire nella Chiesa di S. Prassede. Alla sera, già in letto e prima di addormentarsi, disse all'Annetta: "Se muoio, ricordati di dare cinque lire, che oggi non avevo con me, alla signorina Bianca Capponi per l'immagine del S. Cuore".

a cura di Marco Stocchi