venerdì 27 aprile 2012

GIUSEPPINA BERETTONI "ROMANA de' ROMA" in un pregnante ritratto di mons. Granito Tavanti

Pubblichiamo questo conciso quanto efficace - e commovente - ritratto della serva di Dio Giuseppina a tre anni, il prossimo 4 maggio,  dalla dipartita al cielo di mons. Granito Tavanti, protonotaio apostolico e canonico della Basilica di Santa Maria Maggiore. Indimenticabile amico del Centro, che mai ha fatto mancare la sua presenza per la S. Messa del primo sabato. Si veda il link pubblicato allora in suo ricordo. 


 GIUSEPPINA BERETTONI "ROMANA de' ROMA"
 consumò lo sua vita alla maggior gloria di Dio e al bene delle anime

"Romana de Roma", nacque in Via Quattro Cantoni il 6 agosto 1875. Fu battezzata a Santa Maria Maggiore e, in S. Maria Maggiore, dopo aver ricevuto la Comunione morì con una morte prevista e cosciente il 17 gennaio 1927.
Apparteneva all'Ordine Secolare di S. Francesco. Attratta dall'amore di Dio e affascinata dall'insegnamento di San Francesco, volendo conformare la sua vita alla chiamata del Signore, fin da piccola, si mise in testa di essere nata con una malattia che essa stessa chiamò "la monachite".
Credeva di essere destinata a diventare suora, preferibilmente di clausura. Sentiva un particolare trasporto a santificarsi standosene tutta sola con Dio.
Bussò a tre istituti per essere religiosa, ma tutti vollero disfarsene perché dimostrava di essere un soggetto scomodo e non doveva avere la testa a posto. Guarita dalla "monachite" concluse tra sé: "Giacché Gesù non mi vuole in convento, mi vendicherò di lui. Andrò cercando tutte le creature per guadagnarle a Dio... Non m'importa che mi chiamino santa o indemoniata... Ho sete di anime".
Il Signore si servì di lei per attirare a sé tante anime.
Correva rapida come il vento, ma non mancarono problemi e fu denunziata al Santo Uffizio, ma qui furono molto prudenti e la rimandarono al Vicariato di Roma, dove fu interrogata e vagliata. Ma, alla conclusione, il Cardinale Vicario la licenziò paternamente dicendole: "Vada; procuri di farsi presto santa, così sarà risparmiata parte del processo di canonizzazione".
Ebbe una sufficiente istruzione che, più tardi, completò per superare gli esami di maestra di asilo, presso i quali lavorò per molti anni.
Nelle parrocchie, negli asili, in baracche improvvisate nella periferia di Roma, nell'Agro Romano, nel Lazio, nella Liguria, nella Lombardia, nelle Marche, in qualche puntata nella lontana Argentina, la videro passare angelo benefico, disponibile sempre a tutte le invocazioni di aiuto, a tutte le sollecitudini di soccorso, a prodigarsi a tutti da pia samaritana.
Creatura meravigliosa, aveva un'intelligenza viva e versatile, una parola che avvicinava tutti, a cominciare dai sacerdoti che ascoltavano incantati e con profitto.
E insieme era tanto umile e coraggiosa, paziente nelle tribolazioni, forte nelle contraddizioni, nella po­vertà che la tenne sempre alle strette, nelle ingratitudini sofferte e nei perdoni subito concessi.
Tutto donava, perché tutto attingeva nella preghiera divenuta in lei altissima contemplazione, dall'in­tensa vita eucaristica, dai lunghi incontri con Gesù passati in adorazione, per intere nottate, dinanzi al SS.mo Sacramento, dalla sete di sacrificio e di penitenza.
Nel contatto con le anime fu animata da una fiducia sconfinata nell'amore misericordioso che Gesù ha per esse, ne fece il fulcro delle sue conquiste, il tema prediletto dei suoi discorsi ed inculcava ai sa­cerdoti di praticarla.
Offertasi vittima per i sacerdoti, il Signore ne fece un'apostola presso di essi.
Con l'Editto del 13.03. 2000 il Cardinale Vicario di Roma ha aperto il processo di beatificazione. Roma ne conserva le venerate spoglie al Cimitero del Verano e nella sua sua tomba si legge: "consumò lo sua vita alla maggior gloria di Dio e al bene delle anime".
mons. Granito Tavanti



Giuseppina, a sinistra nella foto