Giuseppina
Berettoni ci può essere da sprono a vivere più intensamente il Giubileo
strordinario della Misericordia. Ella ci insegna che la Fede retta si
nutre ed è nutrita, nel nostro quotidiano, della Carità perfetta ed
entrambe nutrono e sono nutrite della Speranza certa che Dio è un
padre misericordioso. Signore dacci l'ulmiltà profonda, come la donasti a
Giuseppina, di comprendere e seguire i tuoi insegnamenti nel compiere la tua santa volontà.
La vicenda storica delle "Scarpe
dell'angelo", che raccontiamo in questo articolo, ci fa considerare come la
vita quotidiana, fatta delle piccole e grandi cose di ogni giorno, in famiglia e nel lavoro - la giovane Giuseppina
viveva presso le sorelle Borzelli, nello stesso luogo dove lavorava come camiciaia - può diventare
luogo teologico dove vivere il cammino unitivo con Dio, il luogo in cui
Dio opera per mezzo dei suoi servi fedeli, che si abbandonano alla sua volontà.
Il gesto di Giuseppina di donare senza indugio le proprie scarpe alla vecchietta bisognosa, come San Francesco fece del suo mantello, ci sia esempio per divenire gioiosi operatori di misericordia.
Nonostante Giuseppina stessa sia in difficoltà, come la rimproverano le sorelle Borzelli, compie con gioia l'atto del dono e "Dio ama chi dona con gioia" ! (2 Cor 9,7).
Il gesto di Giuseppina di donare senza indugio le proprie scarpe alla vecchietta bisognosa, come San Francesco fece del suo mantello, ci sia esempio per divenire gioiosi operatori di misericordia.
Nonostante Giuseppina stessa sia in difficoltà, come la rimproverano le sorelle Borzelli, compie con gioia l'atto del dono e "Dio ama chi dona con gioia" ! (2 Cor 9,7).
Non dobbiamo ricercare nello strordinario dell'avvenimento delle "scarpe dell'angelo", niente altro, se non l'amore misericordioso del Signore che compie meraviglie e sempre risponde provvidenzialmente a chi a Lui si abbandona con fiducia:
- "Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? (...) Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi valete più di molti passeri" (Matteo 6:25; 10:29-31).
Marco V. Stocchi
LE ”SCARPE DELL'ANGELO"
“Non dovrò comprarne di nuove,
perché il mio sposo certamente non mi lascerà senza!”.
perché il mio sposo certamente non mi lascerà senza!”.
La
fama della piccola donna – era minuta e molto graziosa – con un sorriso
che le illuminava lo sguardo e che le accattivava tante simpatie – è
già grande a Roma, dove Giuseppina era nata nel 1875. Pronta ad
accorrere dovunque sorga l’esigenza della carità e del conforto
spirituale, non si tira mai indietro e trova sempre anche i mezzi
materiali a soccorrere materialmente i poveri, pur essendo lei stessa
appena in grado di tirare avanti nella più austera modestia di risorse.
Nella piccola casa in via di Ripetta il via vai degli indigenti è ormai
un’abitudine e a Giuseppina le camiciaie, padrone di casa, spesso
rimproverano di dare via tutto, senza mai riflettere sulle conseguenze
di tanta generosità, per loro sconsiderata.
Anche questa volta Giuseppina, in procinto di uscire, ascolta la storia triste dell’anziana visitatrice, una vicenda di stenti e malattie che fa da sfondo a una profonda miseria. Serve un paio di scarpe, la donna mostra i piedi coperti alla meno peggio da calzature informi e ormai sfondate e senza rimedio. Giuseppina non ha esitazioni: si sfila le sue perché a occhio ha capito subito che non ci saranno problemi di misura, e gliele dà, tanto – assicura – ne ha un altro paio. Non è così, ma quando la poveretta va via con le sue scarpe, ai rimproveri di Maria Borzelli, essa risponde sorridendo tranquillamente: “Non dovrò comprarne di nuove, perché il mio sposo certamente non mi lascerà senza!”.
E
poiché la Provvidenza entra si in azione, ma non si sa mai quando lo
fa, Giuseppina mette ai piedi le pantofole di feltro che usa in casa e
si prepara ad uscire. Una scampanellata preannuncia un’altra visita.
Teresa Borzelli apre la porta a un giovane ben vestito e sorridente che
le consegna un pacco confezionato con carta fine. C’è scritto “Per la
signorina Giuseppina Berettoni, presso le signorine Borzelli”.
Si
avvicinano anche la sorella Maria con Giuseppina. La curiosità spinge
le sorelle ad aprire in fretta l’involto, e da una scatola tirano fuori
un paio di scarpe di pelle chiara, con un cinturino che si aggancia ad
un bottone e tante impunture fatte a mano. Sono belle scarpe, di fattura
artigianale, e Maria guarda meravigliata il giovane. Lo interroga: “Da dove viene? Chi manda quel dono?”.
Lui sorride ancora e scappa via, giù per le scale. Teresa è contenta,
prende le scarpe e aiuta Giuseppina ad infilarle; le vanno bene
Un
medico veterinario scomparso l’anno scorso, Pio Antico, ha impiegato 35
anni con la moglie Maria a raccogliere la documentazione e gli effetti
personali di Giuseppina. Il dottor Antico ha scritto anche la biografia
di Giuseppina che può essere consultata presso la biblioteca del Centro
G. Berettoni, dove ancora oggi le scarpe di pelle gialla operano
prodigi, quando chi le calza ha quella fede salda che fu indicata già da
Cristo come unico mezzo per ottenere grazia al cospetto di Dio.
Marta Ruben
"Le scarpe dell'angelo" sullo sfondo, nella cornice da tavolo, foto del dott. Pio Antico |
_____________________________________________________________________________
Ringraziamo
P. Gabriele Amorth, che dopo una ricerca negli archivi, qualche tempo fa ha
inviato al Centro la fotocopia di un articolo a firma di Marta Ruben,
“Le scarpe dell’angelo”, pubblicato sulla rivista della Società San
Paolo, "La Madre di Dio ", e di cui non se ne aveva più copia.
L'articolo ricorda il prof. Pio Antico, che con sua moglie Maria, hanno fondato il Centro Giuseppina Berettoni - poi con sapienza guidato da Padre Coradazzi - che è come l'amplificatore del portato umano e spirituale che la serva di Dio ha lasciato in eredità alla Diocesi di Roma e a tutti coloro che a lei si rivolgono con grande fiducia.