martedì 10 giugno 2025

Festa di Pentecoste e del Corpus Domini 1896: GIUSEPPINA BERETTONI VITTIMA PER I SACERDOTI di P. Benedetto D’Orazio

Nella solennità del Corpus Domini del 1896, Giuseppina ebbe una visione di Gesù che le affidò una missione molto speciale a favore dei sacerdoti, dicendole anche che il primo su cui esercitarla doveva essere il suo direttore spirituale. Questi era mons. Radini-Tedeschi, personalità di grande spicco nella diplomazia vaticana e futuro vescovo di Bergamo (di cui sarebbe stato segretario il giovane Angelo Roncalli, futuro papa S. Giovanni XXIII). Radini-Tedeschi non ebbe alcuna esitazione a lasciarsi consigliare dalla sua penitente ed anzi la incoraggiò in questo compito.

E così cominciò l’apostolato di Giuseppina Berettoni verso i sacerdoti, per i quali pregava, digiunava, faceva sacrifici, spesso li richiamava a una vita di fede e di preghiera, con fermezza e sollecitudine quasi materna.


Festa di Pentecoste e del Corpus Domini 1896

GIUSEPPINA BERETTONI
VITTIMA PER IL SACERDOTI


Ora si va incontro ad uno degli avvenimenti della vita interiore di Giuseppina, una vera svolta, che doveva imprimere al suo cuore uno slancio ancor più ardito verso l’apostolato.

“Era il giorno della Pentecoste, il giorno dell’Amore — scrive Giuseppina nella breve storia della sua vocazione — ed io Gli chiesi, con tutto lo slancio di cui potevo essere capace, d’investirmi e di trasformarmi in modo d'addivenire degna vittima di carità, e di impossessarsi e di trasformare tutti gli uomini. Ma in modo speciale invocai la discesa dello Spirito Divino sul romano Pontefice, sul Sacra collegio de’ Cardinali, sui Vescovi e Sacerdoti.

Fu allora il mio spirito rischiarato d’una luce improvvisa, per la quale io vidi i molti e gravi pericoli in cui si trova il Sacerdote (secolare specialmente) di cadere nelle reti che il nemico delle anime Gli tende per indurlo a prevaricare. E che queste reti, formate di fili sottilissimi, solo potremmo scorgere quelli tra i Ministri dell’Altissimo che avranno purificato l’occhio nella contemplazione delle eterne verità, viste attraverso l’Ostia Santa. E udii impormi internamente d’offrirmi vittima per il Sacerdozio; e per Esso (dopo la meschina offerta che feci di me stessa) concepii un interesse ed un affetto mai inteso prima.

Era il giorno del Corpus Domini dello stesso anno (1896). Dopo la Santa Comunione io misi il mio more ai piedi di Gesù, supplicandolo a volersi degnare di parlargli. Ed Egli parlo al mio cuore il persuasivo linguaggio dell’amore. Egli parlò e la Sua parola mi svelò nuovi arcani e mi animò a tutto sacrificare pur d’accrescere nelle anime in genere, fiducia nella mediazione di Gesù, Vittima perenne sui nostri Altari, e ai Sacerdoti in particolare stima e amore al Loro sublime stato . . . .

— Io voglio che tu dia specialmente a quest’apostolato . . . .

— Ma, Signore, io non sono che una piccola, ignorante donnicciuola, buona sola a guastare le opere Tue...

— Ed è perciò che conto su di te.

— Ebbene, Signore e Padre mio, fa pure di me quel che vuoi; io non resisterò più alla Tua volontà.

— Cosi va bene. E’ falsa umiltà quella che induce a ostacolare i disegni Divini; non sta al servo d’insegnare al suo padrone il modo di reggere e di governare la casa; né al figlio il sindacare la condotta del proprio padre. La missione ch’io ti affido a pro de’ miei Ministri, richiede grande spogliamento di te stessa e molta molta orazione. Di al tuo confessore che ti ci disponga ed Egli sarà il primo su cui l’eserciterai.

Quando venne Monsignore (Giacomo M. Radini Tedeschi) da me, gli riferii tutto ciò; ed egli, con la solita Sua fermezza, m’ingiunse di notare in apposito libretto qualunque cosa Gesù credesse impormi in proposito dell’ufficio assegnatomi, sia che riguardasse Lui, sia altri Sacerdoti.

Eseguii appuntino, sebbene con grande repugnanza, l’ingiunzione avuta, tanto che Gesù si animò ad affidarmi un altro incarico simile a questo, ma nella persona delle religiose (oltre a quelle in cui mi trovavo). E Monsignore un giorno, con grande semplicità e con quel tono d’autorità che non ammetteva replica, mi disse:

— Come io sono minutante del Papa, voi sarete la mia. D’ora in poi invierò a voi la corrispondenza che mi giunge da religiose. Voi la leggerete, vi aggiungerete il vostro giudizio e me la ritornerete”.

Qui Giuseppina con accenti ispirati si abbandona a magnificare il grande mistero eucaristico. Ne riportiamo alcuni tratti:

“Il gemito della Vittima Eucaristica è d’una potenza invincibile sul Cuore di Dio . . . . Guai a noi se vi fosse un solo istante al giorno o di notte, in cui Gesù, Ostia vivente, non fosse elevata fra il Cielo e la Terra. E’per questa offerta che il Padre si placa nella sua giusta collera, e che lo Spirito Santo effonde con abbondanza i Suoi doni sugli eletti. Le nostre azioni nessun valore avrebbero al cospetto dell’Altissimo, se non fossero unite a quelle di Gesù.

I meriti di Gesù sono nostri; nostre le Sue soddisfazioni. Gesù è il principio, il mezzo e il fine d’ogni cosa per noi.

Gesù nulla ritiene per Sé . . . . Tutto, tutto ha ceduto a noi, Gesù. E infine, dopo essersi spogliato di tutto, ci ha dato Sé stesso nel SS.mo Sacramento, Vittima perenne, la sola, veramente pura, santa, immacolata e perciò a Dio piacente.

Mi si perdoni questa disgressione. Se dovessi manifestare tutti i lumi ricevuti riguardo l'azione e la vita Eucaristica di Gesù, in quel giorno fortunato e nei successivi, avrei da scrivere volumi!

Mirando l’Ostia Santa, più ancora, ricevendola nel mio cuore, m’avveniva quel che avviene a chi si mette a rimirare il sole; restavo abbagliata e non sapevo trovare termini per chiarire quel che avevo veduto”.

Ci troviamo, dunque, di fronte ad una mistica autentica, del resto riconosciuta da uomini di santa vita e di grande dottrina.

P. Benedetto D’Orazio, Redentorista