GIUSEPPINA BERETTONI
VITTIMA PER IL SACERDOTI
Ora si va incontro ad uno degli avvenimenti della vita interiore di
Giuseppina, una vera svolta, che doveva imprimere al suo cuore uno slancio
ancor più ardito verso l’apostolato.
“Era il giorno della Pentecoste,
il giorno dell’Amore — scrive Giuseppina nella breve storia della sua vocazione
— ed io Gli chiesi, con tutto lo slancio di cui potevo essere capace,
d’investirmi e di trasformarmi in modo d'addivenire degna vittima di carità, e
di impossessarsi e di trasformare tutti gli uomini. Ma in modo speciale invocai
la discesa dello Spirito Divino sul romano Pontefice, sul Sacra collegio de’
Cardinali, sui Vescovi e Sacerdoti.
Fu allora il mio spirito
rischiarato d’una luce improvvisa, per la quale io vidi i molti e gravi
pericoli in cui si trova il Sacerdote (secolare specialmente) di cadere nelle
reti che il nemico delle anime Gli tende per indurlo a prevaricare. E che
queste reti, formate di fili sottilissimi, solo potremmo scorgere quelli tra i
Ministri dell’Altissimo che avranno purificato l’occhio nella contemplazione
delle eterne verità, viste attraverso l’Ostia Santa. E udii impormi
internamente d’offrirmi vittima per il Sacerdozio; e per Esso (dopo la meschina
offerta che feci di me stessa) concepii un interesse ed un affetto mai inteso
prima.
Era il giorno del Corpus Domini
dello stesso anno (1896). Dopo la Santa Comunione io misi il mio more ai piedi
di Gesù, supplicandolo a volersi degnare di parlargli. Ed Egli parlo al mio
cuore il persuasivo linguaggio dell’amore. Egli parlò e la Sua parola mi svelò
nuovi arcani e mi animò a tutto sacrificare pur d’accrescere nelle anime in
genere, fiducia nella mediazione di Gesù, Vittima perenne sui nostri Altari, e
ai Sacerdoti in particolare stima e amore al Loro sublime stato . . . .
— Io voglio che tu dia
specialmente a quest’apostolato . . . .
— Ma, Signore, io non sono che
una piccola, ignorante donnicciuola, buona sola a guastare le opere Tue...
— Ed è perciò che conto su di te.
— Ebbene, Signore e Padre mio, fa
pure di me quel che vuoi; io non resisterò più alla Tua volontà.
— Cosi va bene. E’ falsa umiltà
quella che induce a ostacolare i disegni Divini; non sta al servo d’insegnare
al suo padrone il modo di reggere e di governare la casa; né al figlio il
sindacare la condotta del proprio padre. La missione ch’io ti affido a pro de’
miei Ministri, richiede grande spogliamento di te stessa e molta molta
orazione. Di al tuo confessore che ti ci disponga ed Egli sarà il primo su cui
l’eserciterai.
Quando venne Monsignore (Giacomo
M. Radini Tedeschi) da me, gli riferii tutto ciò; ed egli, con la solita Sua
fermezza, m’ingiunse di notare in apposito libretto qualunque cosa Gesù
credesse impormi in proposito dell’ufficio assegnatomi, sia che riguardasse
Lui, sia altri Sacerdoti.
Eseguii appuntino, sebbene con
grande repugnanza, l’ingiunzione avuta, tanto che Gesù si animò ad affidarmi un
altro incarico simile a questo, ma nella persona delle religiose (oltre a
quelle in cui mi trovavo). E Monsignore un giorno, con grande semplicità e con quel
tono d’autorità che non ammetteva replica, mi disse:
— Come io sono minutante del
Papa, voi sarete la mia. D’ora in poi invierò a voi la corrispondenza che mi
giunge da religiose. Voi la leggerete, vi aggiungerete il vostro giudizio e me
la ritornerete”.
Qui Giuseppina con accenti ispirati si abbandona a magnificare il
grande mistero eucaristico. Ne riportiamo alcuni tratti:
“Il gemito della Vittima
Eucaristica è d’una potenza invincibile sul Cuore di Dio . . . . Guai a noi se
vi fosse un solo istante al giorno o di notte, in cui Gesù, Ostia vivente, non
fosse elevata fra il Cielo e la Terra. E’per questa offerta che il Padre si
placa nella sua giusta collera, e che lo Spirito Santo effonde con abbondanza i
Suoi doni sugli eletti. Le nostre azioni nessun valore avrebbero al cospetto
dell’Altissimo, se non fossero unite a quelle di Gesù.
I meriti di Gesù sono nostri;
nostre le Sue soddisfazioni. Gesù è il principio, il mezzo e il fine d’ogni
cosa per noi.
Gesù nulla ritiene per Sé . . . .
Tutto, tutto ha ceduto a noi, Gesù. E infine, dopo essersi spogliato di tutto,
ci ha dato Sé stesso nel SS.mo Sacramento, Vittima perenne, la sola, veramente
pura, santa, immacolata e perciò a Dio piacente.
Mi si perdoni questa
disgressione. Se dovessi manifestare tutti i lumi ricevuti riguardo l'azione e
la vita Eucaristica di Gesù, in quel giorno fortunato e nei successivi, avrei
da scrivere volumi!
Mirando l’Ostia Santa, più
ancora, ricevendola nel mio cuore, m’avveniva quel che avviene a chi si mette a
rimirare il sole; restavo abbagliata e non sapevo trovare termini per chiarire
quel che avevo veduto”.
Ci troviamo, dunque, di fronte ad una mistica autentica, del resto
riconosciuta da uomini di santa vita e di grande dottrina.